Dance of Light e Dance of Darkness sono due coreografie ideate ed interpretate da Silvia Berti e messe in scena in occasione della conferenza Ritorno a Monte Verità (26 e 27 Agosto 2017, Monte Verità, Ascona, Svizzera), organizzata per ripercorrere gli spunti di riflessione emersi durante il congresso del 1917 a distanza di 100 anni.
Nel 1917 Theodor Reuss, capo dell’OTO (Ordine Templare d’Oriente), convocò sul Monte Verità un congresso con i seguenti obiettivi: discutere di forme di società cooperative e senza frontiere, di un’educazione conforme all’età moderna, dell’emancipazione della donna nella società futura, della massoneria mistica, di nuove forme di socialità, arte, danza rituale e culturale. La manifestazione culminò nella «Festa del Sole», dramma danzato dal crepuscolo al tramonto dagli allievi della Scuola di Rudolf Laban.
La richiesta, per celebrare un incontro tanto importante e ricco, è stata quella di portare in scena un lavoro nuovo e personale, ispirato alla ricerca artistica di Mary Wigman di quegli anni.
Il primo importante concetto legato al movimento che emerge studiando il lavoro della Wigman precedente all’affermazione ottenuta e consolidata negli anni ’20 e ’30, è quello di “Gestalt in Raum” ovvero la configurazione dell’energia nello spazio: far sì che lo spazio si muova e animare energie astratte che trascendano l’essere fisico. Danzando, la Wigman sembrava più forza dinamica che una persona in carne e ossa con tratti riconoscibili. Sotto l’atmosfera intrisa di spiritualità, misticismo e costruzione di una maggiore consapevolezza della vera essenza dell’uomo, prende forma lo spettacolo del 10 Novembre 1917 Ecstatic Dances, rappresentazione composta principalmente da assoli e che andava a portare in scena diversi esempi di estasi religiosa. L’ordine dei soli, per questa serata e poi per molte altre a seguire, venne deciso riconoscendo tra i lavori “lighter solos” caratterizzati da una energia più luminosa e leggera, che andavano ad incorniciare i “darker solos”, assoli che lasciavano emergere il lato più oscuro di questi stati di estasi.
Both kind of solos relied upon the principle of the Gestalt in Raum, although the “lighter” and “darker” solos marked opposing endpoints of a continuum from the intoxication of dance to demonic and ecstatic possession (Susan Manning, Ecstasy and the Demon – the dances of Mary Wigman, University of Minnesota Press, 2006, p.60).
La personificazione di una qualità e del suo esatto opposto in generale, sono fortemente presenti nella sua ricerca artistica di qui periodo, spesso chi descrive i suoi lavori parla di rapporto maschile o femminile nei confronti dello spazio (attivo e passivo), di gesti ripetuti fino ad essere conosciuti e compresi nei minimi dettagli e di improvvisazioni sfrenate che arrivavano a sfiorare lo stato di trance. Sono nate così Dance of light e Dance of darkness, prendendo in prestito i termini utilizzati dalla stessa Wigman, elaborando in termini fisici, dinamici estetici e simbolici l’estremizzazione delle caratteristiche dei due interventi verso polarità opposte, andando così a creare due performance il più possibili complementari tra loro.
Dance of light è una ricerca continua, attenta e misurata dell’armonia, in senso classico, del contenitore esterno, l’involucro, il corpo. Simmetria, luce, precisione, contegno, aria, fuoco e razionalità erano i pilastri a sostegno della coreografia che è stata presentata in una delle sale, ancora rigorosamente in stile Bauhaus, del centro conferenze di Monte Vertità.
Dance of darkness, invece, è la liberazione dal contenitore, come se l’involucro esterno diventasse trasparente lasciando vedere ciò che normalmente resta celato. Caos, oscurità, imprevisto, acqua e terra hanno costituito il terreno sul quale è emersa una improvvisazione di 15 minuti che ha preso forma in tarda serata su uno dei prati che circondano l’edificio principale.