Il 29 aprile abbiamo festeggiato la Giornata Mondiale della Danza a Fermignano, che ha accolto una rassegna di tre giorni (28-29-30 aprile) dedicata alla diffusione della cultura della danza nella vita quotidiana, oltre ai teatri e alle scuole di danza, nelle strade, nei musei e nelle scuole pubbliche.
Gloria De Angeli e l’associazione culturale Indipendance hanno organizzato questa iniziativa in collaborazione con il Comune di Fermignano, AMAT, il Consiglio Regionale delle Marche, la Valle del Metauro e la Provincia di Pesaro Urbino. Laboratori, incontri e spettacoli si sono svolti nel piccolo paese dell’entroterra marchigiano, che ha trasformato il museo dell’architettura, la piazza, il lungofiume e la sala comunale in luoghi di cultura e comunità.
In questa cornice MUVet ha proposto due laboratori e una performance che vi raccontiamo.
Silvia Berti ha curato una performance lungo il fiume del paese, visibile dal ponte romano o Belvedere della cittadina e un incontro di 6 ore di laboratorio rivolto a giovani danzatori con esito performativo, da titolo “Tra Armonia e Caos”:
“Ho deciso di concentrarmi sull’alternanza costante che la quotidianità ci propone tra Armonia e Caos” – racconta Silvia – “io non sono una filosofa, né ho studi di filosofia alle spalle, però è una materia che mi affascina e spesso prendo spunto dai diversi punti di vista che la filosofia offre sulle stesse tematiche. In un certo senso la sento molto vicina al movimento danzato, che lascia la possibilità di affrontare in modo personale e mobile lo stesso tema. Spulciando le definizioni di Armonia e Caos, ne ho trovate due a mio avviso particolarmente interessanti e calzanti per la proposta laboratoriale che avevo in mente:
Armonia – nella concezione filosofica di Leibniz si parla di “armonia prestabilita”, la legge predisposta da Dio nell’atto della creazione, che regola il rapporto tra le sostanze spirituali che compongono il mondo (Monadi), ciascuna delle quali contiene in sé come rappresentazione, implicita o esplicita, la totalità delle altre, e svolge tale rappresentazione in modo corrispondente allo svolgersi di quelle di tutte le altre, pur senza influire direttamente su di esse e senza subirne l’influsso.
Caos – Vuoto originario preesistente alla creazione del cosmo. L’essere ancora spalancato del mondo, prima di costituirsi in forme stabili e definite.
“Quello che mi ha affascinato di queste definizioni è la coesistenza del tutto nella parte e la non esclusione. Il fatto che la presenza di qualcosa non coincida necessariamente con l’assenza di altro.
“Il laboratorio era incentrato sull’improvvisazione, la composizione istantanea (Instant Composition) e la relazione tra corpi e spazio. L’idea è stata quella di creare un’alternanza tra ciò che viene banalmente considerato armonico, cioè l’ordine nella disposizione spaziale, l’unisono, la linearità e ciò che viene percepito come caotico, la non frontalità, l’autonomia di gestione del tempo e della qualità di movimento, il rumore, la disarticolazione del corpo.
“Per 6 ore ho potuto lavorare con un piccolo, ma super collaborativo e propositivo gruppo di giovani danzatori. Con grande generosità i ragazzi si sono prestati a sessioni di improvvisazione sia di movimento che di parola, hanno danzato in palestra, sull’erba, sul selciato, sui mattoni antichi di un vecchio mattatoio (oggi museo dell’architettura), poi location della loro performance finale. Per loro è stata la prima esperienza di improvvisazione davanti ad un pubblico e nonostante l’imbarazzo che può derivare da questa condizione, non si sono certo risparmiati. I loro corpi hanno danzato, camminato, corso, osservato e racchiuso in loro l’intero concetto di armonia che gli avevo proposto. Hanno avuto il coraggio di rapportarsi con il pubblico, estremamente vicino, del quale potevano vedere lo sguardo e sentire le parole, cosa che richiede grande coraggio. Il teatro, con il suo buio e la distanza tra chi danza e chi osserva è un luogo molto più protetto, rispetto al contesto nel quale si sono trovati a danzare questi ragazzi, ma proprio questa condizione di fragilità data dall’esporsi ha donato bellezza al tutto. L’essere ancora spalancato del mondo, prima di costituirsi in forme stabili e definite.”
L’ultima giornata del festival Gaia Germanà ha raccontato un anno dell’associazione MUVet e del progetto “Pratiche condivise“, all’interno di una breve conferenza-laboratorio che ha raccolto insegnanti di scuola e operatori del settore teatrale in un mutuo scambio di esperienze, materiali audio-visivi e riflessioni.
“L’occasione per me è stata preziosa” – racconta Gaia – “sia perché ho potuto mettere in fila un anno di lavoro, sia perché ho potuto confrontarmi con un gruppo molto attento e disponibile allo scambio sul piano dell’accesso alla cultura e alla danza per tutte le persone. Sono partita dalle mie prime esperienze con il Centro Mousikè di Bologna e il gruppo di ragazzi con disabilità mentale dell’Anffas Azzurro Prato con il quale ho condiviso alcuni anni di insegnamento e presentazioni in pubblico dei nostri laboratori creativi, tra cui “Via col 20” – esito laboratoriale sul tema del cinema, nel quale abbiamo utilizzato il movimento espressivo e la danza per reinventare alcuni titoli cinematografici e colonne sonore celebri. Ho raccontato poi l’esperienza condivisa con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello al 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea la Biennale di Venezia del 2014, coordinato e diretto dal coreografo Virgilio Sieni e il progetto Danze per capire, per cui alcune persone non vedenti hanno incontrato e conosciuto per la prima volta le possibilità di trasmettere la danza contemporanea attraverso la tattilità e la condivisione di uno spazio in cui il processo creativo veniva anche presentato al pubblico della 14. Mostra Internazionale di Architettura.
“Infine ho presentato il lavoro di MUVet a Bologna e i molti incontri e laboratori aperti a tutti che abbiamo organizzato presso l‘Istituto Ciechi F. Cavazza, al PraT in collaborazione con il Teatro del Pratello, e pesso la Velostazione Dynamo.”
Siamo molto contente di questa avventura, che speriamo continui con la stessa energia, desiderio e partecipazione nei prossimi anni.