“Cornice aperta” è stata la prima collaborazione tra MUVet e Altre Velocità, nell’ambito del ventennale Festival Danza Urbana di Bologna. La nostra giovane associazione si è impegnata a creare le condizioni per una condivisione informale di linguaggi artistici tra danzatori e studiosi del corpo in movimento e il pubblico.
Il 7 settembre, negli spazi della Velostazione Dynamo di Bologna, abbiamo invitato a partecipare ad un pomeriggio di dialoghi e scambio di pratiche i giovani coreografi del Focus Young Arab che hanno condiviso con alcuni artisti del territorio processi creativi e linguaggi di movimento. La sera si è aperto un confronto con il pubblico condotto da Lucia Oliva di Altre Velocità che ha guidato una conversazione molto interessante su quanto è emerso “sul terreno comune del corpo” e ha dato voce all’esperienza vissuta, rendendo partecipe anche chi solitamente non danza.
“Cornice aperta” è stata un’opportunità di incontro e relazione con il mondo della danza in Egitto, Palestina e Libano, con le riflessioni in azione di Mounir Saeed, Bassam Abou Diab e Sharaf Dar Zaid, ma anche una rara e preziosa occasione di scambio tra artisti del territorio che di solito non si incontrano.
Mounir Saeed (Egitto) ci ha raccontato della sua vicinanza con il Sufismo e di una ricerca sul suono originata dall’incrocio tra inni cristiani e canti orientali. Il lavoro sul respiro e la voce portato negli spazi di Dynamo (anche nei suggestivi tunnel della Velostazione) ha unito spiritualità e concretezza, lasciandoci vivere un’esperienza intima e collettiva legata alla pratica sensibile del corpo.
Qui una sua testimonianza del pomeriggio di studio e una suggestione musicale che ha utilizzato durante la classe.
Bassam Abou Diab (Libano) ha proposto il suo studio che nasce dall’esperienza della guerra, vissuta in prima persona, condizione di rischio e tensione che lo ha portato a inventare delle esatte strategie per sopravvivere. Molto aperto, disponibile alla condivisione, ci ha proposto una “sfida” con una dose elevata di ironia tragica, che vede la “bomba” come un’amica da ringraziare… è lei infatti che ci insegna a cadere e a modulare le qualità del nostro movimento, della nostra danza, urgente e necessaria.
Sharaf Dar Zaid (Palestina) ci ha raccontato di un esperimento basato sulle analogie tra danza tradizionale palestinese e danza africana. Qui un’improvvisazione che è un dialogo in movimento tra lui e un danzatore del Camerun. Ci ha insegnato una sequenza di passi molto divertente, estrapolata da tale materiale… (faticosissima!)
Biografie che danzano dunque, linguaggi appartenenti a una tradizione in evoluzione, aggiornati a oggi e instillati in persone che viaggiano, si contaminano continuamente con altre storie e prospettive sulla realtà.
Grazie mille a chi ha preso parte a questa giornata, approssimandosi all’altro e alla sua storia, attraverso la propria danza: Silvia Berti, Anne-Gaelle Thirioth, Laura Ulisse, Alice Ruggero, Lucia Palladino, Anna Albertarelli, Valentina Medda, Daina Pignatti, Martina Malvasi, Maria Teresa Diomedes, Francesca Burzacchini, Flaminia Vendruscolo e Natalia Bonanese!
E grazie a Massimo Carosi per la proposta e a Camilla Casadei Maldini per le belle foto e il video che vi proponiamo: